Emma Zanella

Catalogo della mostra, Museo Pagan
Emma Zanella    |   Castellanza (Varese) 2006
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L'arte di Vinicio Momoli mostra di non possedere una dimora appropriata in cui stabilmente risiedere e da cui ricevere una definizione immutata e incontrovertibile. Al contrario la sua arte si strappa continuamente dalle proprie radici, in uno sforzo che la conduce a indagare territori di confine inesplorati. Le opere di Momoli entrano infatti a far parte di una sfera assolutamente autonoma e difficilmente definibile: non sculture, non pitture, ma oggetti che hanno qualcosa della pittura, della scultura, dell'oggetto quotidiano e al contempo molto di più e di diverso.
Le sue opere sono anche pitture, anche sculture, anche oggetti riconoscibili. In "L'espace demeure" (installazione 2002) esposta al Centre Nacional de Fotografia di Torrelavega in Cantabria, Momoli mette in relazione oggetti che nella quotidianità definiscono lo spazio della casa, dell'abitare e della convivialità. A terra una serie di bicchieri di forme e dimensioni diverse si dispongono secondo un ritmo preciso e affatto casuale; in verticale le forme della tavola e dei commensali sono riproposte attraverso segni essenziali e cromatici, in alcuni casi riconoscibili in altri no, trasparenti, piatti e tridimensionali ad un tempo.

Siamo di fronte a un'opera pittorica, scultorea, a oggetti, a simboli, a segni? Ricorrere alla definizione di installazione aiuta poco. Il linguaggio di Momoli si muove nel segno di una complessa semplicità, in grado di ridefinire e ripensare il rapporto spazio-opera, forma-segno, tridimensionalità-bidimensionalità, unicità-serialità. Si è spesso parlato, a proposito delle opere di Momoli, di minimalismo, intendendo con ciò la semplificazione delle forme, l'essenzialità dei suoi interventi, il ricorso a materiali semplici e industriali. Trovo che il riferimento alla sola poetica minimalista sia per Momoli parziale e, tutto sommato, riduttiva.

Certamente in Momoli minimaliste sono le forme, ridotte alla loro struttura primaria, essenziale e incontrovertibile. "Less is more" la famosa affermazione di Ludwing Mies Van der Rohe può essere, con ragionevoli cautele, guida anche alla lettura delle opere di Momoli, il quale si tiene consapevolmente alla larga dalla artificiosa complessità neobarocca e postmoderna che caratterizza tanta arte degli ultimi tre decenni. Momoli si muove "in punta di piedi" alla scoperta di forme, composizioni, figure, materiali minimi dell'arte (e della vita). Le sue opere, singole o ambientali, si dispongono nello spazio secondo un prevalente (ma non unico) principio di semplificazione geometrica e di ripetizione quasi seriale, determinata dalla volontà di mostrare, attraverso la similarità delle forme ripetute, la particolarità di ogni singolo oggetto.
Richiamando l'attenzione su particolari di forma, dimensione, materia, finitura, struttura, numero e posizione spaziale, le opere di Momoli consentono di frantumare quello stato di appiattimento percettivo in cui spesso siamo costretti, più o meno inconsapevolmente, a vivere. Realizzati per essere il più fisicamente specifici possibili, gli oggetti pittorici di Momoli accrescono nello spettatore una più acuta consapevolezza delle proprie dimensioni fisiche e della dipendenza delle percezioni dalla propria posizione e dal movimento.

Osservando le opere di Momoli si può godere dei sottili effetti di luce e di colore prodotti dall'uso di materiali come plexiglass colorati, gomme, plastiche, metalli, caucciù, luce artificiale, lampadine, neon e altro. Ma qualsiasi emozione che lo spettatore può avere di fronte a una sua opera è, per così dire, un problema che riguarda solo lui e non l'opera. La quale non mette in scena una rappresentazione stilistica per l'osservatore bensì si pone nella sua oggettività ed essenzialità. In questo suo desiderio di non essere vistosa, nella modulazione e disseminazione di semplici forme geometriche cromatiche e tridimensionali, l'arte di Momoli si pone nella scia del minimalismo. Eppure, come dicevo, ciò non basta. Rispetto al rigore estremo del minimalismo storico Momoli introduce una presa diversa dello spazio che viene ridefinito principalmente attraverso l'uso del colore e della luce, sempre forti, intensi e gridati. Il colore domina sovrano nei lavori di Momoli, in particolare negli ultimi progetti, un colore prevalentemente primario, sempre piatto e quasi digitale, eppure intenso e gioioso nella sua fisicità. Proprio quest'uso energico e ludico del cromatismo che caratterizza le grandi forme segniche sovrapposte e modulate in una nuova e inedita complessità compositiva, distingue le opere di Momoli dando loro la capacità di aprire nuovi percorsi non ancora indagati.

Emma Zanella
Catalogo della mostra, Museo Pagani,
Castellanza (Varese) 2006



Emma Zanella    |   Castellanza (Varese) 2006