GIULIO CIAVOIELLO

Breve viaggio tra inquietudine e forma
GIULIO CIAVOIELLO   |   Parigi 1991
antologia_critiva di RENATO BARILLI catalogo_nexiture vinicio momoli

Spesso il rapporto con le opere parte da riproduzioni fotografiche, non solo il mio, ma quello di quasi tutte le persone che si occupano d'arte.
Non so per gli altri, per me questo non è negativo, è solo un inevitabile modo di vivere l'arte perché fa parte di un generale, necessario rapporto con le cose, che va considerato per tutte le possibilità che offre, di rischio, di distorsione, di stimolo, di conoscenza reale. Di Vinicio Momoii avevo conosciuto la persona, un precedente catalogo, della documentazione fotografica giuntami per corrispondenza: sono state occasioni che hanno determinato anche la volontà di avvicinarmi a quello che fa. Abbiamo fissato un incontro a cui sono arrivato in treno. Poco prima che avvenisse c'era la curiosità di avvicinarsi diversamente a qualcuno e alle sue cose, dopo c'è stata un 'apprensione di breve durata. I primi incontri, quelli non fortuiti, possono confondere, per oggettiva incomprensione di coordinate o per agitazione interna a chi li vive. Per questo secondo motivo nell'incontro tra Momoii e me era sorto un piccolo equivoco, fortunatamente risolto nei giro di qualche minuto. Ci siamo incontrati, entrambi non eravamo veramente disinvolti, solo che lui manifestava questo stato in modo più evidente mentre io lo dissimulavo, non riuscendoci molto bene. I caratteri sono diversi. Si assumono atteggiamenti controllabili fino ad un certo punto.
Insieme abbiamo proseguito in macchina, chiacchierando lungo il tragitto, per andare nella sua casa-studio, una bella costruzione bassa con giardino, ad un piano, dove si trovavano i suoi lavori, quelli conosciuti attraverso le foto e altri. Qui e altrove, nell'arco della stessa giornata, mi sono reso conto di alcune cose.

Alcuni lavori si possono disporre e osservare in piano.
Il piano non è sempre quello del quadro, della forma quadrangolare da fissare in equilibrio a parete. Essi si prestano ad essere posti a terra, ad essere poggiati al muro in modo irregolare, distanziati da esso, in diagonale. La superficie lascia esprimere le caratteristiche visive dei materiali stessi, le venature per il legno, una certa lucentezza per il metallo, l'opacità, l'assorbimento di luce per la malta.
L'artista, oltre a combinare i materiali, pratica delle aperture, dei rigonfiamenti, crea delle possibilità espressive per la luce, che rifrange o affonda nel buio. Sono dei turbamenti della superficie che a volte si manifestano con un disegno povero, primario. Ci sono inoltre degli oggetti, che rappresentano forme archetipiche dell'abitare, del risiedere nella dimora. Momoli progetta sculture, di cui segue attentamente la realizzazione, che non si discostano molto dalla forma dell'oggetto d'uso. Non si tratta tanto di design, è ancora arte, che attinge a piene mani dalla vita. Il lavoro artigianale, lento, accurato del fabbro si sviluppa secondo le direttive dell'artista.

Allora troviamo un letto improbabile, alto, il cui piano è un po' curvo, insieme a un guanciale, ugualmente curvo ma all'opposto. Il giaciglio che accoglie l'uomo per il riposo diventa forma poetica, oggetto auratico, da contemplare. Lo stesso avviene per il tavolo, la sedia. Sono oggetti importanti per momenti e azioni della vita umana. Si pensi al tavolo, che è anche tavola, fulcro conviviale, intorno a cui ci si incontra, si festeggia, si discute, si degustano cibi e bevande. A proposito di incontro e degustazione, dopo, Momoli, lo e sua moglie, che gentilmente ci accompagnava, siamo andati in giro per un'incantevole campagna e in un paesino, con l'idea di concludere la giornata intorno a una tavola. Abbiamo passeggiato tra forme, colori e profumi, che chi vive in città ignora e dimentica. Purtroppo, davanti ad essi sono spesso distratto e superficiale. Momoli non ha fatto altro che farmeli notare. Soprattutto mi ha indicato le linee dei terreni coltivati, il disegno dei vigneti, le strutture messe in atto dal lavoro contadino. Qui mi è stata più chiara l'origine del lavoro di Momoli. Il reale, il disporsi, per lo più inconsapevole, delle forme prodotte dall'uomo, l'organizzazione della natura, come immagine, odore, suono e le fusioni tra questi ambiti, è sentito da Momoli in tutte le sue valenze estetiche. li suo sentire questo spettacolo agita, inquieta e si trasforma, non rimane fermo allo stupore e diventa intervento attivo, manipolazione, costruzione.

È per questo che Momoli lavora con materiali naturali, perché essi sono stati adoperati dall'uomo per costruire, per cambiare il paesaggio. Materiali, forme, oggetti vengonoconsiderati, scelti, richiamati per il loro significato antropologico. Essi contengono di per sé un valore rituale, legato ad aspetti di lavoro, riposo, tempo libero. L'artista a rituale aggiunge rituale, ai riti della vita aggiunge, attraverso dislocazioni e altre creazioni, il rito dell'arte.

Gulio Ciavoliello - "Breve viaggio tra inquietudine e forma"
Catalogo della mostra, Palazzo dell' UNESCO Espace "Picasso"
Parigi 1991



GIULIO CIAVOIELLO   |   Parigi 1991