Giorgio Ruggeri

"Messaggi d'amore"
Giorgio Ruggeri   |   Galleria Meeting, Mestre (Venezia) 1987
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Vinicio è un ragazzo, cresciuto negli anni. Avverte ancora alle sue spalle quella dolce penombra che ha appena attraversato. il paradiso perduto dell'infanzia. Odori, sapori, alberi, torte di mele e riso soffiato, gite in barca, la pesca nei fiume,far tardi la sera nel bosco... basta un niente a ritrovarti, mia infanzia. Solo rovistando fra le tue rovine silenziose che l'artista ritrova nella memoria le durevoli verità che va configurando nei suoi quadri. Sa che la prima giovinezza sfugge con la rapidità della sabbia stretta in pugno.

Nessuno si salva se non gli artisti e i poeti, per i quali vale l'ammonimento di Brancusi: se perdiamo il bambino che è dentro di noi, siamo bell'e morti. Vinicio ne ha fatto una bandiera e la temperie che si respira in tutta la sua opera pittorica ne conferma l'assunto. Ma c'è dell'altro. Il pittore è convinto che in un'opera d'arte ciò che conta è la purezza dell'invenzione, l'integrità della visione, come pensa che lo scopo di un quadro è sempre quello di rendere felici, anche se la sua pittura nasce da un non lieve travaglio. Sembra un gioco, ma non lo è. Quel semplice incontro di linee, forme e colori - tutto speso con molta parsimonia - tradisce in realtà un lento districarsi di tensioni che, a furia di cavare, raggiungono una spogliata essenzialità. Partito da una pittura in un certo senso naturalistica, Vinicio è giunto, a furia di cavare, a quella incantevole figurazione elementare che oggi si ammira nei suoi quadri. Una pittura ridotta all'osso, è vero, dove però la vena centrale dell'invenzione fluisce libera e trasparente.
In uno dei suoi primi dipinti, Il paradiso perduto, si scorge un bambino che cammina trasognato tra i fiori stringendo un mazzolino fra le mani. Da questo quadro, pur bellissimo e nutrito di un substrato fortemente emotivo, il pittore ha preso le mosse per filtrare un linguaggio nuovo. più povero all'apparenza ma intenso di contenuti sottointesi, assolutamente privo di scorie, bruciato da una immaginazione che non dà spazio al superfluo.

Da una tale risoluta riduzione Vinicio scopre il valore dei graffiti, dei primi spogli paesaggi visti a volo d'uccello, in un lento e silenzioso planare fra monti, paesi, casolari, alberi, strade, fiumi, con una pittura fatta di terra, dove il tono bassissimo dei colori, trattati a velo, non altera la natura della materia. Da Klee ha appreso l'arte del ''cavare" e la segreta tensione che il maestro svizzero sapeva trarre dall'accostamento di forme elementari; da Music, il raffinato pittore goriziano, la lezione del sublime lirismo dei colori su una materia povera e disadorna.

Uno dei dati fondamentali dell'opera pittorica di Vinicio Momoli è la coerenza stilistica, frutto di una esemplare disciplina rivolta a sottrarsi interamente da ogni forma di retorica per raggiungere, attraverso la composizione di forme semplici, una particolare armonia tutta sua. Nel silenzio degli spazi che sovrastano i suoi paesaggi aleggia, insieme a lcaro e ai suoi fratelli, una sorta di clima da favola, e, come nelle favole, non c'è posto per il precario, per il momentaneo, per il particolare: tutto mira all'essenzialità. La favola che Vinicio non si stanca di raccontare, né noi ad ascoltare, si dipana sommessa nel segno della memoria rivissuta nella profondità del cuore.

Giorgio Ruggeri - "Messaggi d'amore"
Catalogo della mostra, "Il volo di Icaro"
Galleria Meeting, Mestre (Venezia) 1987



Giorgio Ruggeri    |   Galleria Meeting, Mestre (Venezia) 1987